La prima vittoria di Max Verstappen in Formula 1: il trionfo di Barcellona che fece la storia

Il 15 maggio 2016, sul circuito di Montmeló a Barcellona, Max Verstappen entrava definitivamente nella storia della Formula 1. A soli 18 anni e 228 giorni, il pilota olandese vinse il Gran Premio di Spagna al debutto con la Red Bull, diventando il più giovane vincitore di sempre nella massima categoria. Un successo inatteso ma meritato, arrivato al termine di un weekend che avrebbe segnato una svolta per lui, per la squadra e per l’intero campionato.

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La prima vittoria di Max Verstappen in Formula 1: il trionfo di Barcellona che fece la storia (MuseoGottardPark – ANSA Foto)

La vigilia del Gran Premio era stata segnata da una decisione clamorosa: la Red Bull aveva appena sostituito Daniil Kvyat con Verstappen, promuovendolo dal team satellite Toro Rosso dopo appena quattro gare dall’inizio della stagione. Una mossa sorprendente, che suscitò molte perplessità tra gli addetti ai lavori. Ma il team principal Christian Horner e il consulente Helmut Marko erano convinti che il giovane olandese avesse già la maturità necessaria per competere ai massimi livelli.

Spagna 2016, l’inizio dell’era Verstappen

Le qualifiche del sabato confermarono un potenziale importante: Verstappen chiuse quarto, alle spalle delle due Mercedes di Lewis Hamilton e Nico Rosberg, e del compagno di squadra Daniel Ricciardo. Nessuno però poteva immaginare che la domenica si sarebbe trasformata in un’occasione irripetibile.

Alla partenza, le due Mercedes si eliminarono a vicenda dopo un contatto alla curva 4, lasciando la pista libera alle Red Bull e alle Ferrari. Da quel momento la corsa cambiò volto. Verstappen si ritrovò a lottare per la vittoria con Ricciardo, Sebastian Vettel e Kimi Räikkönen, gestendo la strategia e il ritmo con una freddezza sorprendente per la sua età.

Il team scelse per lui una strategia a due soste, contro le tre del compagno di squadra e dei rivali Ferrari. Questa decisione, unita alla costanza del suo passo gara, gli permise di mantenere la leadership nelle fasi finali. Gli ultimi venti giri furono una lunga difesa su Räikkönen, che tentò più volte l’attacco ma non trovò mai lo spazio per superarlo. Verstappen guidò con precisione assoluta, senza sbavature, sfruttando al massimo le gomme usurate e la trazione della Red Bull.

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Spagna 2016, l’inizio dell’era Verstappen (MuseoGottardPark – ANSA Foto)

Al traguardo, la sua voce via radio fu calma e contenuta, quasi a voler trattenere l’emozione: “Incredible, guys. Thank you very much.” Dietro di lui, la squadra esplose in un boato di festa. Il giovane olandese aveva appena riscritto la storia del Mondiale, superando il record precedente di Sebastian Vettel e dimostrando una maturità fuori dal comune.

La vittoria di Barcellona fu molto più di un exploit. Segnò l’inizio di una nuova era per la Red Bull e l’emergere di un talento destinato a dominare. Da quel giorno, Verstappen passò da promessa a protagonista, attirando l’attenzione del pubblico e la stima del paddock. Il suo stile aggressivo, la capacità di leggere la gara e la determinazione in difesa lo resero immediatamente un pilota temuto.

Negli anni successivi, Verstappen avrebbe confermato di essere all’altezza delle aspettative, conquistando tre titoli mondiali consecutivi e diventando uno dei punti di riferimento della Formula 1 moderna. Ma tutto partì da quella domenica di maggio 2016, in cui un debuttante appena maggiorenne seppe trasformare un’occasione in una pagina di storia sportiva.

Il successo di Barcellona resta ancora oggi una delle vittorie più significative della sua carriera, non solo per il primato di età ma per il modo in cui arrivò: una prestazione lucida, tatticamente impeccabile e priva di errori, in un contesto di enorme pressione.

Max Verstappen non è mai stato un pilota incline all’emotività, ma quel giorno persino lui lasciò trasparire un sorriso più ampio del solito. Era consapevole di aver compiuto qualcosa che sarebbe rimasto negli annali della Formula 1. E con quella vittoria, il giovane olandese fece molto più che vincere una gara: mostrò al mondo che il futuro era già cominciato.

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